DeletedUser
Ospite
– La premura è una dote che non ti ha mai abbandonato in tutti questi anni, mio caro, e spero non ti abbandoni mai. Ti ringrazio molto – gli sorrise, e sebbene Havlock fosse concentrato sul fuoco, era sicuro che lo avesse notato, perché sorrise pure lui di rimando. – Sai, non te l’ho mai detto, ma quegli occhi, così diversi dai miei quando sono in dispersione, mi fanno pensare proprio al fuoco che tu adesso stai ravvivando. Caldo, potente, ristoratore e indomabile, proprio come lo sei tu.
– Ritengo che sia perché ho un tipo di energia diverso dal tuo, Ensifer.
– Esatto, lo penso anche io. Credo che ognuno di noi possieda un tipo di energia diverso da quello di qualunque altro e che questo si esterni con gli occhi. Non a caso si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
– Questo lo sapremo solamente se avremo successo con l’addestramento.
– Quando avremo successo con l’addestramento – corresse il paladino – bisogna avere fiducia nel Signore o, come nel tuo caso, nelle proprie capacità.
– Hai ragione.
Il silenzio si protrasse a lungo dopo quello scambio di battute. Era chiaro che nessuno dei due volesse cominciare il discorso sull’argomento per il quale si erano incontrati.
– Può bastare, Havlock. La stanza è riscaldata a sufficienza.
Il bibliotecario diminuì il flusso lentamente, fino a che l’ultimo barlume di energia non fosse passato attraverso le dita delle mani, poi ritrasse le mani e infine la fiamma rossa che caratterizzava la sua dispersione abbandonò i suoi occhi, per lasciare il posto alla fredda calma che li contraddistinguevano.
– Sei sicuro che basti così? Mi sembri molto infreddolito e stanco. Sei sicuro di aver riposato bene?
– Ti assicuro che sto benissimo, amico mio – era evidente che Havlock pose quella domanda per entrare in argomento; Ensifer non poteva fare altro che raccogliere il riferimento e cominciare a parlare. Non poteva evitarlo a lungo, anche perché non era suo diritto trattenere Havlock per troppo tempo nel suo studio, quando questi aveva mille faccende da sbrigare.
– La spada non mi ha arrecato alcun danno, se è questo quello che vuoi sapere.
Havlock parve più attento. Si spostò un lungo ciuffo di capelli che gli ricadeva sugli occhi e fissò Ensifer con attenzione mentre parlava.
– La spada è uno strumento più potente di quanto immaginassi. Quando l’ho trovata, sepolta sotto la tomba di Ullrich Ogerton, ho subito percepito la forza che sprigionava. O meglio, la forza che mi avrebbe permesso di sprigionare.
– Intendi forse dire che la spada non ha alcun potere insito?
– Esattamente. Questa arma benedetta da Dio ha una caratteristica straordinaria. Come ti ho già detto quando ci siamo incontrati la scorsa notte, essa potenzia tutti gli alleati del possessore che brandiscano un’arma simile. Solamente una spada o un pugnale possono essere affette dalla benedizione, non ha importanza il materiale di cui sono fatti. C’è però una cosa che tu ancora non sai – fece una breve pausa – la spada moltiplica a dismisura la dispersione energetica, come la chiami tu. Ogni volta che la impugno, sento che il livello dell’innesco si alza notevolmente e ho dunque bisogno di un maggior dispendio di energia sia per innescare, sia per mantenere la dispersione attiva. Il risultato di un innesco a livello così alto è, come ho avuto modo di constatare, un flusso incontrollato che si propaga in ogni fibra del mio corpo e che mi inonda di potere ad un costo elevatissimo, ovvero la rapidità del consumo dell’energia.
Havlock si era intanto appoggiato alla scrivania, braccia conserte e pugno a sostenere il mento. Ascoltava con attenzione e immagazzinava ogni informazione rivelatagli dal maestro.
– Pensi che possa funzionare con l’addestramento?
– Ha già funzionato, amico mio – Ensifer sorrise nel vedere l’espressione stupita del compagno.
– Intendi dire che hanno già effettuato il loro primo innesco? Dici sul serio?
– Purtroppo no, non sono stato così fortunato. Al momento del giuramento è successo un imprevisto e ho dovuto eseguire la dispersione usando la spada influenzando l’arma di un solo ragazzo. Si chiama Volmar, hai già avuto modo di conoscerlo?
Il bibliotecario scosse la testa – Sono venuto a conoscenza di soli tre nomi fra i nostri allievi, Batan, Galahad e Primus. Quest’ultimo mi ha centrato in testa con una pregiata statuina che ora è distrutta, così come la mia cetra. Avresti dovuto vedere che... oh scusami, continua pure il tuo discorso. Cosa è successo a Volmar?
– Sì, ho saputo della tua cetra e mi dispiace molto, Harti mi ha detto tutto. A dire il vero mi ha detto solamente che la tua cetra si è rotta, ma non ha saputo dirmi nient’altro, pover’uomo. Come è successo?
– E’ una storia divertente che ti racconterò un'altra volta, semmai ti vedessi giù di morale. Ma ti prego, vai avanti con il tuo discorso... dicevi che la spada ha funzionato in qualche modo su questo ragazzo di nome Volmar?
– Non esattamente, Havlock. Ho ridotto la mia dispersione al minimo; non ho nemmeno avvertito la colorazione negli occhi, talmente il flusso era debole. Sono riuscito a far avvampare la spada di legno che tenevo in mano e l’ho posta a Volmar; dopo qualche esitazione, l’ha impugnata e da quel momento in poi è stato come se tutta la mia energia si prosciugasse, risucchiata dalla spada di Ullrich e amplificata in quella di Volmar. Il ragazzo l’ha avvertita e ne è rimasto sorpreso, ma ciò che speravo accadesse è accaduto, grazie a Dio. Per pochi secondi ho avvertito l’innesco della sua forza. Non è riuscito però a mantenerla e probabilmente non si è nemmeno accorto di quello che inconsciamente è riuscito a fare. Complice la stanchezza, non ho potuto eseguire la dispersione a lungo e al blocco del mio flusso si è bloccato anche quello di Volmar.
Ensifer attendeva un commento che non giungeva. Havlock era rimasto letteralmente allibito. Quasi non credeva alle sue orecchie, perché di certo erano quelle a mentirgli, dal momento che Ensifer non mentiva mai. Gli ci volle quindi un minuto buono per realizzare che era tutto vero.
– Ho capito bene? Il ragazzo ha superato la fase di innesco arrivando addirittura a mantenere il flusso? Ensifer, ti rendi conto di cosa significa?
– E’ presto per esultare, Havlock. Il tuo entusiasmo mi contagia, te lo assicuro. Ma la spada sacra potrebbe non essere sufficiente. Dio ha voluto concedermi la possibilità di aiutare l’Uomo nei suoi passi verso l’evoluzione a qualcosa di più nobile e più vicino al suo Creatore, ma il successo nell’impresa... quello è nelle mani dei ragazzi stessi. La loro fede e la voglia di mettersi in gioco, la resistenza e la disciplina saranno gli unici incentivi che avranno a disposizione per continuare l’addestramento.
– Tu sottovaluti l’enorme progresso che hai compiuto oggi! Lo hai detto tu stesso che Volmar ha mantenuto il flusso per qualche secondo. Ti sei forse dimenticato di quanto tempo mi ci volle per imparare a farlo? Direi almeno due mesi. E Volmar è riuscito a farlo poche ore dopo averti conosciuto! Questa spada è davvero formidabile!
– Non vi è dubbio alcuno, la spada è sicuramente un mezzo straordinario per la propagazione dei flussi. Sono certo che il flusso mantenuto da Volmar fosse indotto, e non dedotto. E’ stato provocato dalla dispersione, ha investito la sua mente come un’ondata contro gli scogli, lo ha scosso e lo ha costretto alla risposta passiva con un innesco e il relativo flusso che ha mantenuto la spada di legno accesa. Tuttavia, non avendo mai avuto esperienza del controllo dell’energia, non sapeva nemmeno quello che la sua mente faceva, dunque ha automaticamente rilasciato il flusso non appena l’innesco indotto lo ha abbandonato. Ed è qui che entro in gioco io. Il mio primo obiettivo sarà quello di insegnare ai ragazzi a mantenere il flusso emulando l’innesco che io induco loro. Sarà esattamente il contrario di come hai imparato tu, Havlock. Io ti ho insegnato prima ad innescare e poi a mantenere il flusso, mentre coi ragazzi sarà viceversa.
Lo sguardo di Ensifer Anark era più determinato che mai. Havlock spostò il peso su una gamba e poi sull’altra. Prese ad accarezzare la lunga barba e rifletté con lo sguardo assorto, fissando intensamente il simbolo del leone rampante ricamato sul petto della giacca del generale, ma senza guardarlo veramente. Vedeva invece i ragazzi che morivano uno ad uno, uccisi dalla loro stessa dirompente energia. Innescò e disperse l’energia per il corpo. Convogliarne una parte nel cervello non era difficile. Gli occhi si infiammarono del rosso più vermiglio e cercò Ensifer con gli occhi della mente. Il generale avvertì la dispersione e la risonanza al proprio flusso. Chiuse gli occhi e si mise in ricezione. A sincronizzazione avvenuta, Havlock mostrò ad Ensifer le immagini che temeva potessero avverarsi. Raccapriccianti figure quasi umane deturpate o monche, ragazzi in fiamme e gementi di dolore, uomini fulminati dalla propria scarica elettrica... basta, era troppo. Ensifer interruppe la sincronizzazione e riaprì gli occhi di colpo, senza aver apparentemente risentito della loro atrocità.
– Non è questo l’atteggiamento che io chiedo a te, Havlock Ghatus. Devi avere fiducia in me. Così come io ne ho in te.
– Io ho fiducia in te, tu sei mio maestro e mio padrone, ma anche mio amico ed è proprio da amico che ti parlo ora. Non è l’addestramento forzato ciò che avevamo in mente all’inizio, quando tutta questa storia cominciò anni fa e non lo era nemmeno fino a ieri. Il tuo dio ti ha concesso di vivere più a lungo di chiunque altro nell’umanità, ma tu ti ostini ad accelerare i tempi come se tu potessi morire da un giorno all’altro. L’hai detto tu stesso che nella Bibbia si racconta di uomini che vissero fino a novecento anni! Dunque che fretta hai?
– Ritengo che sia perché ho un tipo di energia diverso dal tuo, Ensifer.
– Esatto, lo penso anche io. Credo che ognuno di noi possieda un tipo di energia diverso da quello di qualunque altro e che questo si esterni con gli occhi. Non a caso si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
– Questo lo sapremo solamente se avremo successo con l’addestramento.
– Quando avremo successo con l’addestramento – corresse il paladino – bisogna avere fiducia nel Signore o, come nel tuo caso, nelle proprie capacità.
– Hai ragione.
Il silenzio si protrasse a lungo dopo quello scambio di battute. Era chiaro che nessuno dei due volesse cominciare il discorso sull’argomento per il quale si erano incontrati.
– Può bastare, Havlock. La stanza è riscaldata a sufficienza.
Il bibliotecario diminuì il flusso lentamente, fino a che l’ultimo barlume di energia non fosse passato attraverso le dita delle mani, poi ritrasse le mani e infine la fiamma rossa che caratterizzava la sua dispersione abbandonò i suoi occhi, per lasciare il posto alla fredda calma che li contraddistinguevano.
– Sei sicuro che basti così? Mi sembri molto infreddolito e stanco. Sei sicuro di aver riposato bene?
– Ti assicuro che sto benissimo, amico mio – era evidente che Havlock pose quella domanda per entrare in argomento; Ensifer non poteva fare altro che raccogliere il riferimento e cominciare a parlare. Non poteva evitarlo a lungo, anche perché non era suo diritto trattenere Havlock per troppo tempo nel suo studio, quando questi aveva mille faccende da sbrigare.
– La spada non mi ha arrecato alcun danno, se è questo quello che vuoi sapere.
Havlock parve più attento. Si spostò un lungo ciuffo di capelli che gli ricadeva sugli occhi e fissò Ensifer con attenzione mentre parlava.
– La spada è uno strumento più potente di quanto immaginassi. Quando l’ho trovata, sepolta sotto la tomba di Ullrich Ogerton, ho subito percepito la forza che sprigionava. O meglio, la forza che mi avrebbe permesso di sprigionare.
– Intendi forse dire che la spada non ha alcun potere insito?
– Esattamente. Questa arma benedetta da Dio ha una caratteristica straordinaria. Come ti ho già detto quando ci siamo incontrati la scorsa notte, essa potenzia tutti gli alleati del possessore che brandiscano un’arma simile. Solamente una spada o un pugnale possono essere affette dalla benedizione, non ha importanza il materiale di cui sono fatti. C’è però una cosa che tu ancora non sai – fece una breve pausa – la spada moltiplica a dismisura la dispersione energetica, come la chiami tu. Ogni volta che la impugno, sento che il livello dell’innesco si alza notevolmente e ho dunque bisogno di un maggior dispendio di energia sia per innescare, sia per mantenere la dispersione attiva. Il risultato di un innesco a livello così alto è, come ho avuto modo di constatare, un flusso incontrollato che si propaga in ogni fibra del mio corpo e che mi inonda di potere ad un costo elevatissimo, ovvero la rapidità del consumo dell’energia.
Havlock si era intanto appoggiato alla scrivania, braccia conserte e pugno a sostenere il mento. Ascoltava con attenzione e immagazzinava ogni informazione rivelatagli dal maestro.
– Pensi che possa funzionare con l’addestramento?
– Ha già funzionato, amico mio – Ensifer sorrise nel vedere l’espressione stupita del compagno.
– Intendi dire che hanno già effettuato il loro primo innesco? Dici sul serio?
– Purtroppo no, non sono stato così fortunato. Al momento del giuramento è successo un imprevisto e ho dovuto eseguire la dispersione usando la spada influenzando l’arma di un solo ragazzo. Si chiama Volmar, hai già avuto modo di conoscerlo?
Il bibliotecario scosse la testa – Sono venuto a conoscenza di soli tre nomi fra i nostri allievi, Batan, Galahad e Primus. Quest’ultimo mi ha centrato in testa con una pregiata statuina che ora è distrutta, così come la mia cetra. Avresti dovuto vedere che... oh scusami, continua pure il tuo discorso. Cosa è successo a Volmar?
– Sì, ho saputo della tua cetra e mi dispiace molto, Harti mi ha detto tutto. A dire il vero mi ha detto solamente che la tua cetra si è rotta, ma non ha saputo dirmi nient’altro, pover’uomo. Come è successo?
– E’ una storia divertente che ti racconterò un'altra volta, semmai ti vedessi giù di morale. Ma ti prego, vai avanti con il tuo discorso... dicevi che la spada ha funzionato in qualche modo su questo ragazzo di nome Volmar?
– Non esattamente, Havlock. Ho ridotto la mia dispersione al minimo; non ho nemmeno avvertito la colorazione negli occhi, talmente il flusso era debole. Sono riuscito a far avvampare la spada di legno che tenevo in mano e l’ho posta a Volmar; dopo qualche esitazione, l’ha impugnata e da quel momento in poi è stato come se tutta la mia energia si prosciugasse, risucchiata dalla spada di Ullrich e amplificata in quella di Volmar. Il ragazzo l’ha avvertita e ne è rimasto sorpreso, ma ciò che speravo accadesse è accaduto, grazie a Dio. Per pochi secondi ho avvertito l’innesco della sua forza. Non è riuscito però a mantenerla e probabilmente non si è nemmeno accorto di quello che inconsciamente è riuscito a fare. Complice la stanchezza, non ho potuto eseguire la dispersione a lungo e al blocco del mio flusso si è bloccato anche quello di Volmar.
Ensifer attendeva un commento che non giungeva. Havlock era rimasto letteralmente allibito. Quasi non credeva alle sue orecchie, perché di certo erano quelle a mentirgli, dal momento che Ensifer non mentiva mai. Gli ci volle quindi un minuto buono per realizzare che era tutto vero.
– Ho capito bene? Il ragazzo ha superato la fase di innesco arrivando addirittura a mantenere il flusso? Ensifer, ti rendi conto di cosa significa?
– E’ presto per esultare, Havlock. Il tuo entusiasmo mi contagia, te lo assicuro. Ma la spada sacra potrebbe non essere sufficiente. Dio ha voluto concedermi la possibilità di aiutare l’Uomo nei suoi passi verso l’evoluzione a qualcosa di più nobile e più vicino al suo Creatore, ma il successo nell’impresa... quello è nelle mani dei ragazzi stessi. La loro fede e la voglia di mettersi in gioco, la resistenza e la disciplina saranno gli unici incentivi che avranno a disposizione per continuare l’addestramento.
– Tu sottovaluti l’enorme progresso che hai compiuto oggi! Lo hai detto tu stesso che Volmar ha mantenuto il flusso per qualche secondo. Ti sei forse dimenticato di quanto tempo mi ci volle per imparare a farlo? Direi almeno due mesi. E Volmar è riuscito a farlo poche ore dopo averti conosciuto! Questa spada è davvero formidabile!
– Non vi è dubbio alcuno, la spada è sicuramente un mezzo straordinario per la propagazione dei flussi. Sono certo che il flusso mantenuto da Volmar fosse indotto, e non dedotto. E’ stato provocato dalla dispersione, ha investito la sua mente come un’ondata contro gli scogli, lo ha scosso e lo ha costretto alla risposta passiva con un innesco e il relativo flusso che ha mantenuto la spada di legno accesa. Tuttavia, non avendo mai avuto esperienza del controllo dell’energia, non sapeva nemmeno quello che la sua mente faceva, dunque ha automaticamente rilasciato il flusso non appena l’innesco indotto lo ha abbandonato. Ed è qui che entro in gioco io. Il mio primo obiettivo sarà quello di insegnare ai ragazzi a mantenere il flusso emulando l’innesco che io induco loro. Sarà esattamente il contrario di come hai imparato tu, Havlock. Io ti ho insegnato prima ad innescare e poi a mantenere il flusso, mentre coi ragazzi sarà viceversa.
Lo sguardo di Ensifer Anark era più determinato che mai. Havlock spostò il peso su una gamba e poi sull’altra. Prese ad accarezzare la lunga barba e rifletté con lo sguardo assorto, fissando intensamente il simbolo del leone rampante ricamato sul petto della giacca del generale, ma senza guardarlo veramente. Vedeva invece i ragazzi che morivano uno ad uno, uccisi dalla loro stessa dirompente energia. Innescò e disperse l’energia per il corpo. Convogliarne una parte nel cervello non era difficile. Gli occhi si infiammarono del rosso più vermiglio e cercò Ensifer con gli occhi della mente. Il generale avvertì la dispersione e la risonanza al proprio flusso. Chiuse gli occhi e si mise in ricezione. A sincronizzazione avvenuta, Havlock mostrò ad Ensifer le immagini che temeva potessero avverarsi. Raccapriccianti figure quasi umane deturpate o monche, ragazzi in fiamme e gementi di dolore, uomini fulminati dalla propria scarica elettrica... basta, era troppo. Ensifer interruppe la sincronizzazione e riaprì gli occhi di colpo, senza aver apparentemente risentito della loro atrocità.
– Non è questo l’atteggiamento che io chiedo a te, Havlock Ghatus. Devi avere fiducia in me. Così come io ne ho in te.
– Io ho fiducia in te, tu sei mio maestro e mio padrone, ma anche mio amico ed è proprio da amico che ti parlo ora. Non è l’addestramento forzato ciò che avevamo in mente all’inizio, quando tutta questa storia cominciò anni fa e non lo era nemmeno fino a ieri. Il tuo dio ti ha concesso di vivere più a lungo di chiunque altro nell’umanità, ma tu ti ostini ad accelerare i tempi come se tu potessi morire da un giorno all’altro. L’hai detto tu stesso che nella Bibbia si racconta di uomini che vissero fino a novecento anni! Dunque che fretta hai?
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