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Interpretazione personale di Tribals in chiave Storico-Fantasy

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– La premura è una dote che non ti ha mai abbandonato in tutti questi anni, mio caro, e spero non ti abbandoni mai. Ti ringrazio molto – gli sorrise, e sebbene Havlock fosse concentrato sul fuoco, era sicuro che lo avesse notato, perché sorrise pure lui di rimando. – Sai, non te l’ho mai detto, ma quegli occhi, così diversi dai miei quando sono in dispersione, mi fanno pensare proprio al fuoco che tu adesso stai ravvivando. Caldo, potente, ristoratore e indomabile, proprio come lo sei tu.
– Ritengo che sia perché ho un tipo di energia diverso dal tuo, Ensifer.
– Esatto, lo penso anche io. Credo che ognuno di noi possieda un tipo di energia diverso da quello di qualunque altro e che questo si esterni con gli occhi. Non a caso si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima.
– Questo lo sapremo solamente se avremo successo con l’addestramento.
– Quando avremo successo con l’addestramento – corresse il paladino – bisogna avere fiducia nel Signore o, come nel tuo caso, nelle proprie capacità.
– Hai ragione.
Il silenzio si protrasse a lungo dopo quello scambio di battute. Era chiaro che nessuno dei due volesse cominciare il discorso sull’argomento per il quale si erano incontrati.
– Può bastare, Havlock. La stanza è riscaldata a sufficienza.
Il bibliotecario diminuì il flusso lentamente, fino a che l’ultimo barlume di energia non fosse passato attraverso le dita delle mani, poi ritrasse le mani e infine la fiamma rossa che caratterizzava la sua dispersione abbandonò i suoi occhi, per lasciare il posto alla fredda calma che li contraddistinguevano.
– Sei sicuro che basti così? Mi sembri molto infreddolito e stanco. Sei sicuro di aver riposato bene?
– Ti assicuro che sto benissimo, amico mio – era evidente che Havlock pose quella domanda per entrare in argomento; Ensifer non poteva fare altro che raccogliere il riferimento e cominciare a parlare. Non poteva evitarlo a lungo, anche perché non era suo diritto trattenere Havlock per troppo tempo nel suo studio, quando questi aveva mille faccende da sbrigare.
– La spada non mi ha arrecato alcun danno, se è questo quello che vuoi sapere.
Havlock parve più attento. Si spostò un lungo ciuffo di capelli che gli ricadeva sugli occhi e fissò Ensifer con attenzione mentre parlava.
– La spada è uno strumento più potente di quanto immaginassi. Quando l’ho trovata, sepolta sotto la tomba di Ullrich Ogerton, ho subito percepito la forza che sprigionava. O meglio, la forza che mi avrebbe permesso di sprigionare.
– Intendi forse dire che la spada non ha alcun potere insito?
– Esattamente. Questa arma benedetta da Dio ha una caratteristica straordinaria. Come ti ho già detto quando ci siamo incontrati la scorsa notte, essa potenzia tutti gli alleati del possessore che brandiscano un’arma simile. Solamente una spada o un pugnale possono essere affette dalla benedizione, non ha importanza il materiale di cui sono fatti. C’è però una cosa che tu ancora non sai – fece una breve pausa – la spada moltiplica a dismisura la dispersione energetica, come la chiami tu. Ogni volta che la impugno, sento che il livello dell’innesco si alza notevolmente e ho dunque bisogno di un maggior dispendio di energia sia per innescare, sia per mantenere la dispersione attiva. Il risultato di un innesco a livello così alto è, come ho avuto modo di constatare, un flusso incontrollato che si propaga in ogni fibra del mio corpo e che mi inonda di potere ad un costo elevatissimo, ovvero la rapidità del consumo dell’energia.
Havlock si era intanto appoggiato alla scrivania, braccia conserte e pugno a sostenere il mento. Ascoltava con attenzione e immagazzinava ogni informazione rivelatagli dal maestro.
– Pensi che possa funzionare con l’addestramento?
– Ha già funzionato, amico mio – Ensifer sorrise nel vedere l’espressione stupita del compagno.
– Intendi dire che hanno già effettuato il loro primo innesco? Dici sul serio?
– Purtroppo no, non sono stato così fortunato. Al momento del giuramento è successo un imprevisto e ho dovuto eseguire la dispersione usando la spada influenzando l’arma di un solo ragazzo. Si chiama Volmar, hai già avuto modo di conoscerlo?
Il bibliotecario scosse la testa – Sono venuto a conoscenza di soli tre nomi fra i nostri allievi, Batan, Galahad e Primus. Quest’ultimo mi ha centrato in testa con una pregiata statuina che ora è distrutta, così come la mia cetra. Avresti dovuto vedere che... oh scusami, continua pure il tuo discorso. Cosa è successo a Volmar?
– Sì, ho saputo della tua cetra e mi dispiace molto, Harti mi ha detto tutto. A dire il vero mi ha detto solamente che la tua cetra si è rotta, ma non ha saputo dirmi nient’altro, pover’uomo. Come è successo?
– E’ una storia divertente che ti racconterò un'altra volta, semmai ti vedessi giù di morale. Ma ti prego, vai avanti con il tuo discorso... dicevi che la spada ha funzionato in qualche modo su questo ragazzo di nome Volmar?
– Non esattamente, Havlock. Ho ridotto la mia dispersione al minimo; non ho nemmeno avvertito la colorazione negli occhi, talmente il flusso era debole. Sono riuscito a far avvampare la spada di legno che tenevo in mano e l’ho posta a Volmar; dopo qualche esitazione, l’ha impugnata e da quel momento in poi è stato come se tutta la mia energia si prosciugasse, risucchiata dalla spada di Ullrich e amplificata in quella di Volmar. Il ragazzo l’ha avvertita e ne è rimasto sorpreso, ma ciò che speravo accadesse è accaduto, grazie a Dio. Per pochi secondi ho avvertito l’innesco della sua forza. Non è riuscito però a mantenerla e probabilmente non si è nemmeno accorto di quello che inconsciamente è riuscito a fare. Complice la stanchezza, non ho potuto eseguire la dispersione a lungo e al blocco del mio flusso si è bloccato anche quello di Volmar.
Ensifer attendeva un commento che non giungeva. Havlock era rimasto letteralmente allibito. Quasi non credeva alle sue orecchie, perché di certo erano quelle a mentirgli, dal momento che Ensifer non mentiva mai. Gli ci volle quindi un minuto buono per realizzare che era tutto vero.
– Ho capito bene? Il ragazzo ha superato la fase di innesco arrivando addirittura a mantenere il flusso? Ensifer, ti rendi conto di cosa significa?
– E’ presto per esultare, Havlock. Il tuo entusiasmo mi contagia, te lo assicuro. Ma la spada sacra potrebbe non essere sufficiente. Dio ha voluto concedermi la possibilità di aiutare l’Uomo nei suoi passi verso l’evoluzione a qualcosa di più nobile e più vicino al suo Creatore, ma il successo nell’impresa... quello è nelle mani dei ragazzi stessi. La loro fede e la voglia di mettersi in gioco, la resistenza e la disciplina saranno gli unici incentivi che avranno a disposizione per continuare l’addestramento.
– Tu sottovaluti l’enorme progresso che hai compiuto oggi! Lo hai detto tu stesso che Volmar ha mantenuto il flusso per qualche secondo. Ti sei forse dimenticato di quanto tempo mi ci volle per imparare a farlo? Direi almeno due mesi. E Volmar è riuscito a farlo poche ore dopo averti conosciuto! Questa spada è davvero formidabile!
– Non vi è dubbio alcuno, la spada è sicuramente un mezzo straordinario per la propagazione dei flussi. Sono certo che il flusso mantenuto da Volmar fosse indotto, e non dedotto. E’ stato provocato dalla dispersione, ha investito la sua mente come un’ondata contro gli scogli, lo ha scosso e lo ha costretto alla risposta passiva con un innesco e il relativo flusso che ha mantenuto la spada di legno accesa. Tuttavia, non avendo mai avuto esperienza del controllo dell’energia, non sapeva nemmeno quello che la sua mente faceva, dunque ha automaticamente rilasciato il flusso non appena l’innesco indotto lo ha abbandonato. Ed è qui che entro in gioco io. Il mio primo obiettivo sarà quello di insegnare ai ragazzi a mantenere il flusso emulando l’innesco che io induco loro. Sarà esattamente il contrario di come hai imparato tu, Havlock. Io ti ho insegnato prima ad innescare e poi a mantenere il flusso, mentre coi ragazzi sarà viceversa.
Lo sguardo di Ensifer Anark era più determinato che mai. Havlock spostò il peso su una gamba e poi sull’altra. Prese ad accarezzare la lunga barba e rifletté con lo sguardo assorto, fissando intensamente il simbolo del leone rampante ricamato sul petto della giacca del generale, ma senza guardarlo veramente. Vedeva invece i ragazzi che morivano uno ad uno, uccisi dalla loro stessa dirompente energia. Innescò e disperse l’energia per il corpo. Convogliarne una parte nel cervello non era difficile. Gli occhi si infiammarono del rosso più vermiglio e cercò Ensifer con gli occhi della mente. Il generale avvertì la dispersione e la risonanza al proprio flusso. Chiuse gli occhi e si mise in ricezione. A sincronizzazione avvenuta, Havlock mostrò ad Ensifer le immagini che temeva potessero avverarsi. Raccapriccianti figure quasi umane deturpate o monche, ragazzi in fiamme e gementi di dolore, uomini fulminati dalla propria scarica elettrica... basta, era troppo. Ensifer interruppe la sincronizzazione e riaprì gli occhi di colpo, senza aver apparentemente risentito della loro atrocità.
– Non è questo l’atteggiamento che io chiedo a te, Havlock Ghatus. Devi avere fiducia in me. Così come io ne ho in te.
– Io ho fiducia in te, tu sei mio maestro e mio padrone, ma anche mio amico ed è proprio da amico che ti parlo ora. Non è l’addestramento forzato ciò che avevamo in mente all’inizio, quando tutta questa storia cominciò anni fa e non lo era nemmeno fino a ieri. Il tuo dio ti ha concesso di vivere più a lungo di chiunque altro nell’umanità, ma tu ti ostini ad accelerare i tempi come se tu potessi morire da un giorno all’altro. L’hai detto tu stesso che nella Bibbia si racconta di uomini che vissero fino a novecento anni! Dunque che fretta hai?
 
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– Non è come pensi – la risposta del generale fu pronta, rapida, quasi rabbiosa nella foga di chiarire le cose – non mi è permesso rivelare piani divini sconosciuti all’umanità, così come non mi è permesso rivelare all’Uomo il mistero dell’evoluzione umana. L’insegnamento che offro al prossimo è il compimento della volontà divina e non devo renderne conto a nessuno eccetto Dio stesso.
Ensifer si trattenne dall’andare oltre. Non capiva come facesse Havlock a vivere senza la percezione del divino, così come Havlock non riusciva a spiegarsi tanta devozione in un essere invisibile e indimostrabile. Il musicista si portò le dita alle tempie e le massaggiò delicatamente, socchiudendo gli occhi. Era solito fare a quel modo quando era irritato o rifletteva. Ensifer sperava che si trattasse della seconda ipotesi.
– Questa... questa è una delle poche risposte di cui tu non mi hai mai spiegato il senso – riaprì gli occhi, ma le mani erano ancora alla testa.
– Non deve necessariamente avere un senso. La lealtà nei miei confronti ti rende leale anche al mio pensiero , le mie scelte e il mio Credo. Fu questo il nostro primissimo accordo, spero che tu non te lo sia dimenticato.
– Non lo dimenticherò mai. Manterrò sempre la parola data. Costi quel che costi – riportò le mani ai fianchi e divaricò le gambe, con i piedi ben piantati sul pavimento, in una posizione tipica di Havlock che esternava la sua determinazione e concentrazione – che si fa con il popolo? Non temi che corrano maldicenze? Non temi per la tua vita?
– Il popolo non verrà a sapere niente, così come non ha mai saputo niente in tutti questi anni. Il maniero è la nuova dimora dei miei novizi. Nessuno di loro uscirà e nessuno degli ospiti si metterà in contatto con loro. La trasgressione alle regole sarà punita severamente.
– E la spada?
– Come convenuto, solo padre Marcus ne è a conoscenza. Non rivelerà la sua esistenza a nessuno.
– Ma come faremo se dovessimo un giorno andare in battaglia? Dovrai usarla prima o poi! Come spiegherai agli spadaccini dell’esercito il fuoco sulle loro...
– Questo non avverrà – lo interruppe bruscamente – la spada può essere usata su due livelli di dispersione energetica. La spada stessa è dotata di un punto limite di contenimento del flusso. Incanalare sotto quel livello porta alla propagazione dell’energia e al potenziamento degli alleati. Oltre a quel limite accade ciò che è successo a Volmar poche ore fa. Dovessimo scendere in battaglia e se mai avessimo bisogno della spada, io provvederei a condurre l’esercito con gli spadaccini in testa, mentre tu sarai a capo dei cavalieri neri nelle retrovie. Così avevamo deciso e così sarà – il generale si rese conto di aver dato una risposta un po’ troppo arrogante e provvide a rimediare – a meno che tu non abbia qualcosa in contrario o una proposta da avanzare.
– Nessuna proposta, mio generale. Parli da vero condottiero e me ne compiaccio. Ricorderai, ne son sicuro, che sono stato proprio io ad offrirmi per guidare tatticamente i tuoi allievi in battaglia, e ti prometto che non ti pentirai di avermi concesso tale onore.
– Ne sono sicuro anche io, caro Havlock – la risposta fu condita da un amabile sorriso.
Il barbuto bibliotecario riportò le braccia conserte e assunse un’espressione pensierosa. Diede poi voce alla sua curiosità rivolgendosi al generale.
– Permettimi una domanda, Ensifer. Come hai scoperto il punto limite di contenimento del flusso della spada di Ullrich? Deve essere stato difficile provare e riprovare su quel povero Volmar con la spada di legno.
Ecco, era arrivato il momento di dirlo ad Havlock. La risposta a quella domanda non gli sarebbe piaciuta, ma in questo caso soddisfare la sua curiosità era d’obbligo. “Non bisogna nascondere certe informazioni utili al proprio collaboratore” pensò il guerriero benedetto “a meno che sia Dio stesso ad imporlo”.
Ensifer andò a sedersi sulla bella sedia di noce decorata con ottone e imbottita di piuma, davanti alla scrivania. Con un gesto della mano invitò Havlock ad imitarlo, e quelli si accomodò sulla sedia di fronte a lui, dal lato opposto.
– Non è stato con gli allievi che ho provato la spada per la prima volta. L’ho brandita e provata molte volte durante il viaggio di ritorno.
Havlock si sporse in avanti allarmato, portò le mani ai braccioli della sedia ed assunse un’espressione ansiosa.
– Non è...
– Non è stata una buona idea? Tutt’altro. E’ stato necessario. Fa parte dell’accelerazione dei tempi che tu tanto non riesci a comprendere, ma che sono sicuro prima o poi capirai.
Fu necessaria una sola parola per la successiva domanda di Havlock.
– Moltiplicazione?
– Certo. Non potevo fare altrimenti. Il mio corpo, il mio cavallo e una decina di spade della fucina. Sono bastati questi ingredienti per permettermi di scoprire il punto limite.
– Quanto?
– Circa una settimana.
Il musicista inspirò a fondo ed espirò. Il movimento delle dita dai braccioli alle tempie fu accompagnato da un tremito del corpo. Possibile che il fuoco che aveva ravvivato si fosse già indebolito?
– Una settimana – ripeté – una settimana in continuo stato di moltiplicazione, senza dormire e senza mangiare. E come se non bastasse, col pericolo di subire un collasso o un annichilimento dell’energia mentale. Immagino che essere visto e condannato a morte per stregoneria fosse l’ultimo dei tuoi pensieri – da quel punto in poi, il suo tono di voce si alzò ed espresse chiaramente il suo disappunto parlando ad Ensifer senza remore e senza alcun timore.
– Dimmelo Ensifer! Dimmelo che hai una spiegazione per cotanta avventatezza! Non puoi averlo fatto sul serio! Non puoi non aver riflettuto sulle conseguenze delle tue azioni!
Il generale non rispose, ma fissava l’amico negli occhi senza distogliere mai lo sguardo. Il silenzio si protrasse a lungo e Havlock capì di aver sbagliato approccio. Si rilassò nuovamente sulla sedia e appoggiò la schiena, poi riformulò la domanda.
– Scusami, ti prego. Mi sono lasciato andare. Immagino che tu abbia avuto un motivo valido per eseguire la moltiplicazione. E’ così?
– Sì, è così. Ma non posso dirti più di quanto ti abbia detto in precedenza. Alcune cose vanno tenute segrete, per il bene tuo e di tutti quelli che amiamo.
– Capisco, maestro. Avrei solo una domanda riguardo a questo argomento. Devo forse dedurre che la spada di Ullrich funziona anche con la moltiplicazione in esecuzione?
– E’ così. Ha effetto su tutti gli alleati del possessore. Dal momento che sono alleato di me stesso, la spada ha effetto anche su di me. La spada di Ullrich stessa, quando divampa fra le mie mani, è la conferma a questa teoria, ma ho voluto accertarmene. Ne ho avuto la conferma eseguendo la moltiplicazione del mio corpo e di quello del mio cavallo. Mi è costato un enorme dispendio di energia, come puoi ben immaginare, ma ne è valsa la pena. Ho fornito un cavallo e una spada comune a ciascuna delle mie copie e ho imposto loro di imitare i miei movimenti. Durante il viaggio di ritorno ho dunque incanalato usando la spada più e più volte ottenendo ad ogni tentativo il potenziamento dei miei sosia. Quando innescavo superando il limite di contenimento della spada di Ullrich, anche quelle comuni si accendevano, dandomi così la conferma che la spada ha effetto anche sul banditore, sia per quanto riguarda il potenziamento, che per la dispersione energetica. Fu durante uno di questi esperimenti che Volmar mi ha visto.
– Vuoi dire che vi siete incontrati all’accampamento dei reietti? – chiese incredulo Havlock.
 
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– Non esattamente. Mi trovavo distante dagli accampamenti ed ero certo di essere solo, ma quando ho innescato e le spade si sono accese, ho notato un bagliore fra gli alberi ed osservando bene ho notato un ragazzo molto robusto che stringeva della legna da ardere fra le braccia. Era proprio lui. Avevo il capo scoperto ed è dunque riuscito a vedermi in viso, ma ritengo che la sua attenzione fosse tutta rivolta alle undici spade che brillavano nella notte più intensamente delle stelle e della luna. Anzi, penso che fosse talmente incredulo e abbagliato, da non essersi nemmeno accorto che le mie copie erano completamente nude da capo a piedi o che il pugnale al suo fianco stesse avvampando proprio come le mie spade.
Sorrise, e Havlock gli restituì la sguardo divertito con un altro sorriso. Rifletté poi su quell’ultima frase e rivolse il suo dubbio ad Ensifer.
– Ma come è possibile che il pugnale di Volmar fosse infuocato, se nemmeno vi conoscevate?
– Un segno di Dio, caro amico. Un modo come un altro per informarmi che ero sulla buona strada. Volmar, Galahad, Batan e tutti i loro compagni sono stati scelti da Dio per essere parte del Suo progetto, e non da me per essere parte del mio. Quei venti ragazzi sono diventati miei alleati prima ancora che facessimo la nostra reciproca conoscenza, diventando così anche alleati di Dio. Non è dunque un caso se...
Si interruppe. Ensifer si sporse leggermente in avanti e guardò oltre la spalla destra di Havlock. Quest’ultimo, confuso, si voltò per vedere cosa stesse fissando Ensifer, ma non vide niente eccetto la porta di accesso allo studio.
Gli bastarono tuttavia pochi secondi per capire. Innescò e disperse energia. Incanalò concentrando parte dell’energia nelle orecchie.
– Non è una mandria.
– No, non lo è – convenne il paladino.
– Sta aumentando o diminuendo?
– Aumenta. Dio ci salvi, sta aumentando, anche se lentamente.
– Già è vero, ora lo percepisco anche io. Fanteria?
– Non solo. La cavalleria non manca. Forse anche macchinari di assedio.
– Se mantiene questo ritmo di aumento, passeranno da queste parti entro una settimana.
– Cinque giorni al massimo.
– Cathsbat? – chiese con timore Havlock dopo essersi voltato. Sapeva tuttavia la risposta.
– Ne sono certo. Proprio stamattina Worren ha mandato un manipolo di esploratori al lago Grothier. Se non sono tornati a riferire l’attacco, devono essere stati uccisi. Che riposino nell’abbraccio degli arcangeli.
– Non dirmi che vogliono...
– Già, hanno preso di mira l’intera regione occidentale sotto il dominio del re Adamantio. Altrimenti non mi spiegherei l’invio di un esercito in questa direzione.
– Dobbiamo avvertire il re!
– No, non possiamo. Verremmo presi per pazzi o, peggio, per spie. Dobbiamo solo sperare che torni almeno un esploratore, o che il re sia talmente assennato da convogliare gran parte delle truppe di difesa presso il cancello orientale, non avendo più notizie degli esploratori mandati in quella direzione. Noi invece abbiamo altro da fare. Come sei messo a giorni di attività, Havlock?
– Ho dormito per qualche ora una settimana fa. Dovrei riuscire a vegliare per almeno altre due settimane.
– Ottimo – si compiacque Ensifer – dovrai assistermi durante le fasi del mio allenamento, oltre che addestrare le reclute per conto tuo. Te la senti?
– Certo che sì, generale! – Havlock quasi urlò la sua eccitata risposta – Puoi sempre contare su di me! Allora, quando si comincia?
– Subito, caro. Corri a svegliarli, e portali sul campo di addestramento il prima possibile. Li voglio lavati e nutriti, perché dovranno faticare molto. Desta anche Harti e Sunon. Ci serviranno entrambi.
– Obbedisco. Ci vediamo al campo – e uscì di gran carriera correndo verso il dormitorio delle reclute.
Ensifer rimase immobile, seduto sulla sedia, gomiti poggiati sul tavolo e mani fra i capelli corvini che ricadevano sui polsi e sugli avambracci.
Aumentò la dispersione energetica e convogliò più energia per acuire i cinque sensi. I bellissimi occhi castani mutarono allora in meravigliose perle bianche, più candide della neve, pure e incontaminate proprio come il suo cuore tanto devoto al Signore. Percepiva l’avvicinamento di una forza simile a quella della spada di Ullrich.
“Dio aiutami, guida i miei passi e dammi la forza di andare avanti. Salva il tuo popolo tanto fedele e devoto! Se Cathsbat possiede un’arma più forte della spada di Ullrich, solo tu Signore puoi salvarci”
La preghiera echeggiò nei meandri della sua mente, ma in cuor suo sapeva che Dio aveva accolto la sua richiesta.
“Fra cinque giorni le porte della città si tingeranno di rosso. Cinque giorni per rendere quei venti ragazzi dei soldati di Dio.”
Il valoroso condottiero si alzò di scatto dalla sedia e dalla scrivania su cui era chino. Prese a passeggiare su e giù per lo studio riflettendo. No, non doveva abbattersi. Cathsbat non era poi così grande e anche se avesse avuto l’arma più potente di quelle benedette dai paladini, la spada di Ullrich non sarebbe stata da meno. Inoltre aveva fiducia nei venti ragazzi. Sebbene li conoscesse appena, sentiva che loro sarebbero stati capaci di compiere il volere di Dio. La fede era tutto e dubitare significava la morte del corpo e dell’anima.
“I miei allievi impareranno a combattere e difendersi con l’energia e la benedizione di Dio. Non ci sarà tempo per i trucchi da prestigiatore che tempo fa insegnai a Havlock. Dio assistimi.”


Fine capitolo 7 :)

prossimo capitolo: Paura
 

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La storia si fa molto interessante... sono curioso di sapere come introdurrai le altre armi del paladino (perché lo farai, vero? :D) e come renderai l'idea della conquista di un villaggio, creazione del/dei nobile/i annessa.

Ah, mi sembra che i personaggi biblici più anzziani vissero "appena" 900 e rotti anni, non i novanta secoli da te citati...

Comunque complimentoni.
 

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Ospite
Devo dare reputazione prima di poterla dare di nuovo ad adamantium :mad:

Comunque mi piace sempre più :)
 

DeletedUser

Ospite
Ok allora

Valerio: perfetto, hai appena colto il principale problema di questa trasposizione letteraria. Ci sto ancora riflettendo.
Sei sicuro che non fossero 9000 anni? Ricordo male allora

Grazie V, sempre gentilissimo :)

Teby: aspetta di vedere l'ottavo! Sarà molto più lungo!

Nicola: sta' calmo tu, accuccia!
 

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Ospite
Cavolo... io non riesco a leggere pagine intere dal monitor... si può stampare? Sennò non riesco proprio a leggere!! :S
 

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Ospite
P.S: trovata la soluzione! Solo velevo chiedere se è possibile copiare il testo e riportarlo su programmi che permettono la stampa di tale testo, senza contare i diritti d'autore! :D
 

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Ospite
Potresti tu stesso copiarti il testo e stamparlo, per poi imporli a nome tuo. Questo testo è libero. Ovvio che non lo finirò mai in forum perchè se dovessi mai farne un libro non rischierei che qualche balordo mi freghi il lavoro ^^
 

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Ospite
mi raccomando ora la curiosità regna sovrana..!
devi continuare!
vivi e sinceri complimenti! Hai un dono, veramente!
 

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Ospite
Il capitolo 8 è nella sezione dei contest letterari. Il capitolo 9 ce l'ho nell'hard disk, il capitolo 10 è in fase di stesura di bozza. Tutti gli altri li pubblicherò in un libro XD
 
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