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Interpretazione personale di Tribals in chiave Storico-fantasy
Premessa
Questo thread tratta esclusivamente di argomenti inerenti Tribals, niente altro. Ritengo quindi che la sezione più idonea in cui postare sia "Discussioni", ma se a vostro parere, moderatori, è Off Topic, spostate pure... oppure che ne so... in Tribal Arts.
Si tratta di un thread aperto per stimolare l'immaginazione dei giocatori che stanno molto, troppo tempo davanti al computer e giocano a Tribals tutto il giorno considerando gli aspetti più strategici e matematici del gioco, tralaciando quelli più, disciamo così, fantasiosi.
La piccola scintilla del divertimento si spegne non appena si accende, se a spingere un giocatore ad attaccare e conquistare è solo il desiderio di supremazia del territorio o, peggio ancora, una mera dimostrazione di forza. In my humble opinion, farebbe bene ad ognuno di noi cercare di entrare nella realtà del gioco. No, non è un ossimoro. Il gioco ha una sua realtà, dati e sequenze di bit che sfrecciano alla velocità della luce davanti ai nostri occhi non sono niente se non diamo loro un significato più profondo.
Vediamo un villaggio e lo consideriamo una base per far partire attacchi.
Vediamo un esercito e lo consideriamo uno strumento per conquistare altre basi per far partire altri eserciti.
Si tratta di un circolo vizioso in cui molti sono caduti senza più uscirne, resi automi da guerra senza pietà e senza nome.
Perchè non osserviamo invece un po' più da vicino cosa abbiamo sotto agli occhi? Immedesimiamoci in un vagabondo che si trova in uno dei nostri villaggi, osserviamo gli edifici e le truppe con occhi nuovi. Createvi una vostra realtà e vedrete che avrete più piacere a giocare.
Sono sicuro che chi ama il Fantasy e il Medioevo come me sa già cosa voglio dire e cosa si prova.
Detto questo... cominciamo! Vediamo se riesco a suscitare in voi l'emozione che tanto difficilmente ho cercato di descrivere.
Un'occasione d'oro ed un Palazzo di Platino
Hans era puntuale quella notte. A dire il vero lo era sempre stato, non era mai arrivato tardi all'accampamento di vagabondi a nord-ovest della città. Galahad lo osservava galoppare velocemente su per il pendio con occhio attento e sguardo truce. Hans portava in testa il solito mezzo caschetto coperto da una leggere stoffa scura per evitare che il suo elmo lo rendesse riconoscibile a distanza per via del riflesso della luna. Un esploratore esperto, un soldato d'onore e un amico fidato. Il mantello svolazzava ad ogni falcata del cavallo che per lo sforzo della salita sbuffava e scartava di continuo, ma Hans era un abile cavaliere e spronava il cavallo con decisione e senza alcuna paura. Mentre si approssimava al campo, il vagabondo seduto vicino a Galahad davanti al fuoco gli diede una pacca sulla schiena e gli disse:
- Abbi fiducia, sento che questa è la volta buona per tutti noi. Forse finalmente possiamo andarcene via da questo postaccio
Si chiamava Cormac, un ciccione ottimista che mangiava e parlava troppo. Galahad non potè reprimere un gesto di stizza.
- Lasciami in pace, budrione! Che ne sai tu di cosa ci dirà Hans? Tu non hai aspettato in questo schifoso campo per due mesi di fila! Sei arrivato solo una settimana fa e speri di andartene per primo? Farai la fila come tutti.
Si alzò e lasciò il ciccione balbettare delle imprecazioni incoprensibili, forse nella lingua dei reietti del sud.
Si incamminò verso Hans che intanto era già smontato da cavallo e consegnava le redini al primo ragazzo incontrato. Si fermarono l'uno davanti all'altro per qualche secondo. Hans Burstbreath, Hans il cacciatore di taglie, Hans in fidato; davano molti soprannomi a quel vecchio soldato, ma per Galahad rimaneva sempre lo zio e l'unico parente che gli rimaneva al mondo. Capelli brizzolati e rughe profonde decoravano il viso emaciato di Hans, che si contrapponeva al volto giovane di Galahad e ai suo capelli color oro che gli ricadevano sulle spalle; la barba incolta del ragazzo lo faceva sembrare tuttavia più vecchio dei 21 anni che aveva..
- E' fatta Gal. E' fatta amico mio. Il re ha concesso proprio stamattina l'ampliamento della fattoria di nord-ovest.
Galahad ascoltò e cercò di dire qualcosa. Non poteva. Le lacrime gli sgorgarono troppo in fretta, non riuscì a proferire parola. Da 65 giorni aspettava quel momento e ora che finalmente era arrivato non riusciva nemmeno ad esultare di gioia. Pianse, pianse come una femminuccia. Duecento e più profughi cominciarono ad ammassarsi intorno a Hans, il rimbombo delle risa e degli inni di gioia riecheggiò per tutta la valle di Boert. Qualcuno tirò su Galahad per le spalle e lo abbracciò, qualcun altro gli diede qualche pacca o applaudì gridando il suo nome e il nome degli altri 19 che venivano reclutati ogni volta che le fattorie della città venivano ampliate. La gioia era contagiosa e Galahad, comunemente chiamato il "reietto di Caracarn", smise presto di piangere per cantare canzoni del suo paese natale.
La notte trascorse veloce e gli animi si calmarono. Stormi di corvi gracchiarono e sorvolarono il campo verso l'alba del giorno dopo. Il ragazzo decise che quegli uccelli non avrebbero mai più avuto un tetro significato per lui, mai più. Hans aveva passato la notte nell'accampamento, come era solito fare quando festeggiava con i vagabondi. I venti scelti per entrare nella Città di Platino erano già pronti quando il sole non era nemmeno a un quarto del suo percorso celeste. In poco più di un'ora di cammino Hans (che tuttavia era rimasto in sella al passo) e i venti prescelti si ritrovarono davanti al cancello di nord-ovest, sulla stessa strada che, presa in direzione contraria, avrebbe portato alle miniere di ferro di Boert.
Sbrigate alcune faccende burocratiche, la guardia addetta al comando del cancello lasciò passare le venti giovani reclute che sfilarono eccitati davanti ai soldati in armature sgargianti. Ed ecco davanti a loro la città più bella e più prosperosa delle terre dell'est. La Città di Platino. Galahad rimase impressionato dalla grandiosità di quel che vedeva.
Il primo edificio che vide fu un'enorme struttura alta almeno una decina di piani; non aveva finestre, ma solo piccole inferriate laterali e sorvegliata da una decina di guardie all'unico ingresso. Non poteva essere altro che il magazzino pubblico.
Passato qualche isolato, si ritrovò in mezzo a gente che andava e veniva freneticamente in ogni direzione. Bancarelle e piccole tende erano sparse ovunque in una enorme piazza e molti mercanti gridavano a gran voce e lodavano la qualità del proprio prodotto. Le reclute seguivano Hans senza mai fermarsi neanche per un secondo, e così faceva anche Galahad, sebbene fosse tentato di sbirciare un po' ovunque in quel tripudio di odori, suoni e colori. Il mercato della piazza era il posto più affollato della fortezza, senza ombra di dubbio. Galahad rifiutava cordialmente qualunque offerta gli venisse fatta mentre passava in mezzo alla gente e cercava di tenere il passo con il gruppo. D'un tratto una bella ragazza lo afferrò per il polso e si costrinse a voltarsi; stava già per pronunciare la stessa frase che ha ripetuto per tutto il percorso in mezzo al mercato, ma si interruppe quando vide bene la ragazza in faccia e soprattutto quando il suo sguardo cadde sul suo corpo. Approfittando della sua esitazione, la donna lo tirò in disparte in un angolo e cominciò a svestirsi davanti a lui; dapprima abbassò l'abito azzurro fino alla vita, poi cominciò a togliersi la sottoveste. Galahad paralizzato dall'imbarazzo non fece altro che guardare attonito la ragazza spogliarsi. Da molto tempo non posava gli occhi su un corpo di donna. La sottoveste si fermò all'altezza del seno prosperoso e la ragazza chiese con flebile voce:
- Allora? Vuoi divertirti un po' con me o no? Non costo molto.
Non fece in tempo a rispondere che una mano forte lo tirò per la collottola e Galahad si sentì soffocare. Fu trascinato indietro e poi di colpo spinto in avanti sulla via che stava percorrendo qualche secondo prima.
-Gal, essere qui oggi per te è un privilegio. Ho sempre pensato che tu sei un ragazzo intelligente, oltre che capace in battaglia. Ma se ti vedo gironzolare ancora per il mercato insieme a delle prostitute non mi lascerai altra scelta che rimpiazzarti con qualcun altro che abbia più sale in zucca. Non tradire la mia fiducia, figliolo.
Gal, confuso e costernato fece per giustificarsi, ma si rese conto che Hans aveva perfettamente ragione.
-Scusami Hans... è che qui è tutto nuovo per me. Conta su di me vecchio mio! Sarò un bravo soldato.
Hans annuì lentamente. Lo fissò intensamente, come se scorgesse nei sui occhi una determinazione unica.
Si riunirono poi al gruppo di reclute e uscirono dalla piazza del mercato. Già si respirava un'aria diversa. In giro non c'era più gente e le bancarelle lasciarono il posto a carri e al posto dei commercianti c'erano infermiere e guardie da per tutto. Galahad riusci a percepire un debole clangore, come di spade che si incrociavano in lontananza. L'aria si stava caricando di eccitazione, sudore e paura. Erano entrati nella zona di addestramento dei soldati. Di lì a poco sarebbero arrivati a ciò che Galahad e i suoi compagni avrebbero chiamato casa per il resto delle loro vite. La Caserma della fortezza di Platino.
Fine primo capitolo
Editerò con il secondo capitolo non appena mi sarà possibile e se avrò voglia. Ma tranquilli che lo farò
Per piacere se avete voglia di commentare fate pure, basta che facciate commenti costruttivi e non vi date alla pazza gioia con lo spam.
Voglio che i giocatori apprezzino il rovescio della medagli di Tribals.
EDIT 22/04: Corretto e aggiornato in base ai suggerimenti offertomi. Grazie!
Premessa
Questo thread tratta esclusivamente di argomenti inerenti Tribals, niente altro. Ritengo quindi che la sezione più idonea in cui postare sia "Discussioni", ma se a vostro parere, moderatori, è Off Topic, spostate pure... oppure che ne so... in Tribal Arts.
Si tratta di un thread aperto per stimolare l'immaginazione dei giocatori che stanno molto, troppo tempo davanti al computer e giocano a Tribals tutto il giorno considerando gli aspetti più strategici e matematici del gioco, tralaciando quelli più, disciamo così, fantasiosi.
La piccola scintilla del divertimento si spegne non appena si accende, se a spingere un giocatore ad attaccare e conquistare è solo il desiderio di supremazia del territorio o, peggio ancora, una mera dimostrazione di forza. In my humble opinion, farebbe bene ad ognuno di noi cercare di entrare nella realtà del gioco. No, non è un ossimoro. Il gioco ha una sua realtà, dati e sequenze di bit che sfrecciano alla velocità della luce davanti ai nostri occhi non sono niente se non diamo loro un significato più profondo.
Vediamo un villaggio e lo consideriamo una base per far partire attacchi.
Vediamo un esercito e lo consideriamo uno strumento per conquistare altre basi per far partire altri eserciti.
Si tratta di un circolo vizioso in cui molti sono caduti senza più uscirne, resi automi da guerra senza pietà e senza nome.
Perchè non osserviamo invece un po' più da vicino cosa abbiamo sotto agli occhi? Immedesimiamoci in un vagabondo che si trova in uno dei nostri villaggi, osserviamo gli edifici e le truppe con occhi nuovi. Createvi una vostra realtà e vedrete che avrete più piacere a giocare.
Sono sicuro che chi ama il Fantasy e il Medioevo come me sa già cosa voglio dire e cosa si prova.
Detto questo... cominciamo! Vediamo se riesco a suscitare in voi l'emozione che tanto difficilmente ho cercato di descrivere.
Hans era puntuale quella notte. A dire il vero lo era sempre stato, non era mai arrivato tardi all'accampamento di vagabondi a nord-ovest della città. Galahad lo osservava galoppare velocemente su per il pendio con occhio attento e sguardo truce. Hans portava in testa il solito mezzo caschetto coperto da una leggere stoffa scura per evitare che il suo elmo lo rendesse riconoscibile a distanza per via del riflesso della luna. Un esploratore esperto, un soldato d'onore e un amico fidato. Il mantello svolazzava ad ogni falcata del cavallo che per lo sforzo della salita sbuffava e scartava di continuo, ma Hans era un abile cavaliere e spronava il cavallo con decisione e senza alcuna paura. Mentre si approssimava al campo, il vagabondo seduto vicino a Galahad davanti al fuoco gli diede una pacca sulla schiena e gli disse:
- Abbi fiducia, sento che questa è la volta buona per tutti noi. Forse finalmente possiamo andarcene via da questo postaccio
Si chiamava Cormac, un ciccione ottimista che mangiava e parlava troppo. Galahad non potè reprimere un gesto di stizza.
- Lasciami in pace, budrione! Che ne sai tu di cosa ci dirà Hans? Tu non hai aspettato in questo schifoso campo per due mesi di fila! Sei arrivato solo una settimana fa e speri di andartene per primo? Farai la fila come tutti.
Si alzò e lasciò il ciccione balbettare delle imprecazioni incoprensibili, forse nella lingua dei reietti del sud.
Si incamminò verso Hans che intanto era già smontato da cavallo e consegnava le redini al primo ragazzo incontrato. Si fermarono l'uno davanti all'altro per qualche secondo. Hans Burstbreath, Hans il cacciatore di taglie, Hans in fidato; davano molti soprannomi a quel vecchio soldato, ma per Galahad rimaneva sempre lo zio e l'unico parente che gli rimaneva al mondo. Capelli brizzolati e rughe profonde decoravano il viso emaciato di Hans, che si contrapponeva al volto giovane di Galahad e ai suo capelli color oro che gli ricadevano sulle spalle; la barba incolta del ragazzo lo faceva sembrare tuttavia più vecchio dei 21 anni che aveva..
- E' fatta Gal. E' fatta amico mio. Il re ha concesso proprio stamattina l'ampliamento della fattoria di nord-ovest.
Galahad ascoltò e cercò di dire qualcosa. Non poteva. Le lacrime gli sgorgarono troppo in fretta, non riuscì a proferire parola. Da 65 giorni aspettava quel momento e ora che finalmente era arrivato non riusciva nemmeno ad esultare di gioia. Pianse, pianse come una femminuccia. Duecento e più profughi cominciarono ad ammassarsi intorno a Hans, il rimbombo delle risa e degli inni di gioia riecheggiò per tutta la valle di Boert. Qualcuno tirò su Galahad per le spalle e lo abbracciò, qualcun altro gli diede qualche pacca o applaudì gridando il suo nome e il nome degli altri 19 che venivano reclutati ogni volta che le fattorie della città venivano ampliate. La gioia era contagiosa e Galahad, comunemente chiamato il "reietto di Caracarn", smise presto di piangere per cantare canzoni del suo paese natale.
La notte trascorse veloce e gli animi si calmarono. Stormi di corvi gracchiarono e sorvolarono il campo verso l'alba del giorno dopo. Il ragazzo decise che quegli uccelli non avrebbero mai più avuto un tetro significato per lui, mai più. Hans aveva passato la notte nell'accampamento, come era solito fare quando festeggiava con i vagabondi. I venti scelti per entrare nella Città di Platino erano già pronti quando il sole non era nemmeno a un quarto del suo percorso celeste. In poco più di un'ora di cammino Hans (che tuttavia era rimasto in sella al passo) e i venti prescelti si ritrovarono davanti al cancello di nord-ovest, sulla stessa strada che, presa in direzione contraria, avrebbe portato alle miniere di ferro di Boert.
Sbrigate alcune faccende burocratiche, la guardia addetta al comando del cancello lasciò passare le venti giovani reclute che sfilarono eccitati davanti ai soldati in armature sgargianti. Ed ecco davanti a loro la città più bella e più prosperosa delle terre dell'est. La Città di Platino. Galahad rimase impressionato dalla grandiosità di quel che vedeva.
Il primo edificio che vide fu un'enorme struttura alta almeno una decina di piani; non aveva finestre, ma solo piccole inferriate laterali e sorvegliata da una decina di guardie all'unico ingresso. Non poteva essere altro che il magazzino pubblico.
Passato qualche isolato, si ritrovò in mezzo a gente che andava e veniva freneticamente in ogni direzione. Bancarelle e piccole tende erano sparse ovunque in una enorme piazza e molti mercanti gridavano a gran voce e lodavano la qualità del proprio prodotto. Le reclute seguivano Hans senza mai fermarsi neanche per un secondo, e così faceva anche Galahad, sebbene fosse tentato di sbirciare un po' ovunque in quel tripudio di odori, suoni e colori. Il mercato della piazza era il posto più affollato della fortezza, senza ombra di dubbio. Galahad rifiutava cordialmente qualunque offerta gli venisse fatta mentre passava in mezzo alla gente e cercava di tenere il passo con il gruppo. D'un tratto una bella ragazza lo afferrò per il polso e si costrinse a voltarsi; stava già per pronunciare la stessa frase che ha ripetuto per tutto il percorso in mezzo al mercato, ma si interruppe quando vide bene la ragazza in faccia e soprattutto quando il suo sguardo cadde sul suo corpo. Approfittando della sua esitazione, la donna lo tirò in disparte in un angolo e cominciò a svestirsi davanti a lui; dapprima abbassò l'abito azzurro fino alla vita, poi cominciò a togliersi la sottoveste. Galahad paralizzato dall'imbarazzo non fece altro che guardare attonito la ragazza spogliarsi. Da molto tempo non posava gli occhi su un corpo di donna. La sottoveste si fermò all'altezza del seno prosperoso e la ragazza chiese con flebile voce:
- Allora? Vuoi divertirti un po' con me o no? Non costo molto.
Non fece in tempo a rispondere che una mano forte lo tirò per la collottola e Galahad si sentì soffocare. Fu trascinato indietro e poi di colpo spinto in avanti sulla via che stava percorrendo qualche secondo prima.
-Gal, essere qui oggi per te è un privilegio. Ho sempre pensato che tu sei un ragazzo intelligente, oltre che capace in battaglia. Ma se ti vedo gironzolare ancora per il mercato insieme a delle prostitute non mi lascerai altra scelta che rimpiazzarti con qualcun altro che abbia più sale in zucca. Non tradire la mia fiducia, figliolo.
Gal, confuso e costernato fece per giustificarsi, ma si rese conto che Hans aveva perfettamente ragione.
-Scusami Hans... è che qui è tutto nuovo per me. Conta su di me vecchio mio! Sarò un bravo soldato.
Hans annuì lentamente. Lo fissò intensamente, come se scorgesse nei sui occhi una determinazione unica.
Si riunirono poi al gruppo di reclute e uscirono dalla piazza del mercato. Già si respirava un'aria diversa. In giro non c'era più gente e le bancarelle lasciarono il posto a carri e al posto dei commercianti c'erano infermiere e guardie da per tutto. Galahad riusci a percepire un debole clangore, come di spade che si incrociavano in lontananza. L'aria si stava caricando di eccitazione, sudore e paura. Erano entrati nella zona di addestramento dei soldati. Di lì a poco sarebbero arrivati a ciò che Galahad e i suoi compagni avrebbero chiamato casa per il resto delle loro vite. La Caserma della fortezza di Platino.
Fine primo capitolo
Editerò con il secondo capitolo non appena mi sarà possibile e se avrò voglia. Ma tranquilli che lo farò
Per piacere se avete voglia di commentare fate pure, basta che facciate commenti costruttivi e non vi date alla pazza gioia con lo spam.
Voglio che i giocatori apprezzino il rovescio della medagli di Tribals.
EDIT 22/04: Corretto e aggiornato in base ai suggerimenti offertomi. Grazie!
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